Ivana Olimpia Belloni, disegnatrice e pittrice legnanese, ha iniziato gli studi artistici sotto la guida del noto pastellista milanese Aldo Fornoni. Proseguiti gli studi nel campo delle perizie pittoriche sull’arte dell’800 italiana, si è specializzata in arte peritale dell’800 lombarda.
Ha seguito studi su ceramica e scultura a Milano, e nel 2002 a Varese presso l’atelier Quattrini. Dopo il ritorno (esposizione del 1997) dall’Australia che le ha fornito nuovi stimoli, ha interpretato la natura con visioni libere da schemi attraverso una materia pittorica densa, con accostamenti di superfici lisce con quelle ruvide e opache, dove luce e colore sono modulati attraverso un fitto reticolo di linee.
Nel 1998 e nel 2000 è stata invitata, quale unica rappresentante italiana a lavorare all’lnternational Workshop “Remise Akademi Brande”a Brande (Danimarca), dove ha iniziato a sperimentare l’uso di diversi materiali e corde dando inizio al tema della “ribellione dei colori”. Un tema che presenta colori che tentano a fatica di fuoriuscire da un magma centrale che rappresenta le asprezze della vita e le durezze del mondo. Con il tempo riescono nel loro intento e scivolano via, felici e liberi sino a liquefarsi.
In queste opere il centro del dipinto rappresenta essenzialmente il mondo attuale in cui la natura con rami e terra tenta di emergere con forza dalle lacerazioni provocate oggi sul mondo passato, anche se, talora, dei lacci riescono a tenerla legata, seppur precariamente, al tempo trascorso.
Ha anche usato tavole di legno “vissute” antichissime, al fine di farle rivivere.
Ultimamente si è interessata alla riflessione e rifrazione della luce. L’acqua è stata un elemento a lungo osservata; lo specchio è stato utilizzato alla ricerca di esiti nuovi ed interessanti.
In tale prospettiva, alberi e vegetazione paludosa visti dal basso verso l’alto sono dipinti su lunghe stele di legno che, poste su basamenti su cui sono collocati degli specchi, vedono riflessa ed esaltata la propria altezza.
Non c’è mai una linea che separa la figura o il ramo di ginestre dal suo sdoppiarsi riflesso: appaiono una la continuazione dell’altra, quasi a voler nascondere ancora qualcosa per lasciare allo spettatore la scoperta di qualche altra emozione celata, senza sapere quale delle due corrisponda al reale.
Ivana lavora nel suo studio a Busto Arsizio (Va) e in quello di Todi (PG). Collabora con Comuni e Associazioni quale docente dei corsi di disegno, pittura con diverse tecniche pittoriche e studio del nudo. Organizza stages di pittura in varie regioni italiane.
Ha tenuto conferenze sull’analisi di percorsi artistici attraverso i secoli e sulla comprensione e lettura di opere classiche e moderne e visite guidate nelle pinacoteche di Brera e Ambrosiana di Milano.
Nella ricerca operata dall’artista lo specchio non è un semplice gioco di prospettiva, di duplicarsi di realtà, un artifizio per guardare alle cose attraverso diversi punti di vista. Si pone il quesito, se è più reale la realtà esteriore o l’immagine che si va a creare della realtà stessa attraverso il rispecchiamento. Indubbiamente l’aspetto rispecchiato, in quanto non esattamente copia della realtà, è ben più ricco di significati, di valori, di idee, di possibilità non completamente espresse. Lo specchio è diventato così veicolo di conoscenza di sé della parte più nascosta di noi stessi. La ricerca coloristica l’ha portata a strutturare una sintesi perfetta tra figura e sfondo, dove l’una e l’altro interagiscono e si fondono.
Bruno Crepaz
In questi lavori vi è di innovativo l’ispessirsi della superficie, l’emergere di una materia polimorfa, resi con uno studio accurato e originale delle tecniche, e una creativa associazione di materiali nuovi che ha fuso insieme evitando estrinseche giustapposizioni, quasi in un tentativo di cogliere, secondo l’espressione di un filosofo attento al mondo della pittura, la “carne del mondo”, l’invisibile nel visibile.
Gian Piero Morlacchi
Ivana ha creato un suo stile, immediato ed elegante, che si legge nel ritratto e nel nudo. E’ “il segno in movimento” uno degli elementi unificanti nella sua arte.
Lia Briganti
Con accurata meticolosità Ivana ci fornisce all’insegna di una sobrietà istintiva, notevole prove di maturità figurativa e costanti virate colme di respiro materico che indiziano un moto di rigenerazione dall’astratto al concreto, un ritorno totale alle radici della terra, un abbraccio serenamente erotico alle strutture primarie del mondo, dalle quali ella trae nuova linfa, immateriale.
Stefano Santuari
Antonio Tapies mi sembra, il maestro più sicuro di Ivana Belloni, o perlomeno il suo parente più prossimo. Tapies ha fatto cose che sembrano fatte “soltanto di pittura”, mentre vengono da un esistente trasmutato e trascritto. Con una buona dose di ironia. Mentre in lei prevale la passione.
Curzia Ferrari
La pittrice accosta a una materia tradizionale come il colore a olio materiali poveri, come la sabbia, e materiali antichi come i pigmenti puri che si usano per l’affresco. Questo impasto di materiali lucenti e lisci o opachi e ruvidi ottiene il risultato di rappresentare il paesaggio come qualcosa di vivo e vibrante. La vegetazione è vista nel suo rigoglio, nello splendore dell’estate, ne esalta la luminosità festosa, ma senza dimenticare che la natura non è soltanto grazia e dolcezza, che esiste in essa qualcosa di aspro, di stridente; l’immagine a volte è costruita su due piani: un piano lontano, che evoca una natura sognata, interiorizzata, e un piano vicino che riflette le durezze del mondo esterno, concreto.
Marina De Stasio